Proseguo per la campagna, e le nuvole di smog sono sostituite da quelle di carne abbrustolita. Incontro molte lepri spaventate che saltano nascondendosi da un cespuglio all’altro per paura di finire sulla piastra. Come loro fanno alcuni ragazzi di colore. Due di loro improvvisamente si avvicinano. Sono profughi eritrei appena sbarcati. Mi chiedono se gli presto il telefono per fare una chiamata. Dopo la telefonata gli domando dove siano diretti e mi dicono che non ne sono certi: «Anywhere outside Italy».
Ne sono arrivati tantissimi, troppi e i centri di accoglienza sono pieni. Le forze dell’ordine, pretendendo di non vederli, li lasciano scappare con la speranza che vengano accolti in un altro paese. Ascoltando quel consiglio silenzioso, i profughi risalgono clandestinamente lo Stivale sperando di valicare le Alpi da uomini liberi per cercar fortuna altrove. Riprendo il mio conto alla rovescia dei miei 55.200 passi spensierati contro la loro corsa incognita verso una nuova vita.
A Catania, Tiziana e Laura mi aspettano per guidarmi attraverso la loro città. Mi portano a vedere un locale nel quale scavando per allargarlo è stato ritrovato un fiume sotterraneo nello scantinato. Ora ti ci puoi sedere davanti a mangiare carne di cavallo, mentre lo vedi scomparire nei meandri della metropoli sotterranea, o meglio nei suoi sette strati, essendo stata stretta dal caldo abbraccio dei tentacoli incandescenti dell’Etna ben sette volte. A tratti il passato riemerge in superficie, rendendo la città un affascinante museo a cielo aperto, con i suoi colori rubati al vulcano.
Raccogliendo i loro sogni mi rendo conto che la mia scatola è ormai colma. Tiziana vive ora a Verbania e mi sembra una persona affidabile. La eleggo solennemente messaggera dei sogni affidandole il contenuto della scatola magica e tutta la mia fiducia. A Baveno ho già investito “il ragioniere dei sogni”. Per la sua incolumità preferisco mantenere l’anonimato. Il nulla è in agguato. Ha una cassaforte in casa. I sogni di tutti mi aspetteranno lì.